
TITOLO: La regina della notte
AUTRICE: Francesco Pasqualetti
EDITORE: Rizzoli Historiae
GENERE: Romanzo storico
PAGINE: 464
PREZZO: 16€
Le profezie non venivano da lui, ma attraverso di lui.
A volte, però, erano troppo confuse, troppo intense, per poter essere comprese.
C’era un tempo in cui i destini dell’Europa si giocavano non solo sui campi di battaglia, ma anche nei salotti profumati d’incenso, tra i velluti di una corte asburgica o i candelabri dorati di San Pietroburgo.
Francesco Pasqualetti, noto finora alle cronache musicali come direttore d’orchestra, con il suo romanzo d’esordio La regina della notte trasforma quel mondo perduto in una scacchiera vibrante di tensione, un Grand Jeu dove le pedine non sono figure di legno, ma giganti della storia europea.
La mossa d’apertura è audace: la morte di Mozart, che Pasqualetti ci consegna non come esito di malattia, ma come possibile delitto politico. Chi abbia mai visitato il cimitero di St. Marx a Vienna avrà forse avvertito il brivido di quel paradosso: uno dei più grandi compositori della storia dell’umanità gettato in una fossa comune. Da qui parte una narrazione densa di interrogativi e trame oscure, che si dipana con lo stesso rigore e fascino con cui Stendhal raccontava le passioni del Chartreuse de Parme o come Dumas intrecciava intrighi di palazzo ne Il Conte di Montecristo.

Pasqualetti è abile come un concertatore nel dosare luci e ombre: se da un lato mette in scena personaggi di sangue blu e mente arguta come Caterina di Russia, Leopoldo II o il diplomatico Razumovskij, dall’altro introduce figure meno conosciute ma affascinanti, come il priore della Certosa di Calci o Karl Lichnowsky, mecenate di Beethoven. Questa polifonia di voci e traiettorie si muove con precisione meccanica, come gli ingranaggi di un orologio Breguet: niente è lasciato al caso, ma ogni elemento trova il suo posto nell’affresco finale.
La peculiarità più sorprendente, tuttavia, non è nella sola accuratezza storica (che pure è ammirevole, al punto che il romanzo si conclude con una bibliografia degna di un saggio accademico), ma nella scrittura stessa: fluida, incisiva, con una musicalità segreta che non stupisce venga da un uomo d’orchestra. I capitoli sono brevi, i Pov alternati e i vari palcoscenici si susseguono in una danza ben cadenzata.
La prosa di Pasqualetti ha qualcosa del fraseggio mozartiano: mai leziosa, mai ridondante, capace di unire profondità e leggerezza. Come Mozart, sa dove fermarsi prima dell’enfasi, dove allungare una pausa per aumentare la tensione.
Il riferimento musicale, del resto, è costante ma mai invadente. Non si ha mai l’impressione di leggere un trattato mascherato, come accade in certi romanzi “a tema” che soffocano la narrazione sotto il peso delle loro erudizioni. Qui la musica è sostanza invisibile che permea i personaggi e le loro azioni, come una colonna sonora che si percepisce più col cuore che con l’udito.

Storicamente parlando, il Settecento europeo è stato un secolo di luci e ombre, di rivoluzioni e restaurazioni, e La regina della notte riesce a restituirne l’energia ambivalente con un realismo narrativo che ricorda certe pagine di Stefan Zweig. Sempre particolarmente gradite le incursioni nelle trame degli ordini cavallereschi, come l’antichissimo Ordine del Toson d’oro.
Lungi dall’offrirci una visione edulcorata del Secolo dei Lumi, Pasqualetti ci conduce oltre le parrucche incipriate e le corti cerimoniali, dentro le stanze dove si congiurava, si amava, si tradiva e si uccideva.
“Era arrivato l'ordine di spianare la strada a Cimarosa, e fare in modo che trovasse spalancate le porte della casa e delle camere private dell'imperatore”
Come nei migliori romanzi storici, ciò che conta non è la fedeltà puntuale agli eventi, ma la verosimiglianza emotiva: e in questo senso il romanzo convince e conquista.
C’è infine una qualità difficile da definire ma immediatamente percepibile: il piacere della lettura. Nonostante le 464 pagine e la densità degli argomenti trattati, il libro scorre con la leggerezza di un’aria settecentesca. È un romanzo che si presta tanto alla lettura riflessiva, in una sera d’inverno con la musica di Cimarosa in sottofondo, quanto alla lettura svagata, sotto l’ombrellone, con il fruscio del mare a suggerire il ritmo della prosa.
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