Decimo Episodio dell’Ulisse di Joyce : ROCCE ERRANTI o Simplegadi
Eccoci con l’appuntamento interamente dedicato a Joyce
🔛 Siamo arrivati al punto centrale del libro, all’Episodio che disegna la mappa del percorso di lettura e ci indica la strada da percorrere ….
Cerchiamo di capire perchè Joyce abbia dedicato questo decimo episodio alle Simplegadi.
⛰Le Simplegadi sono, nella mitologia greca, un gruppo di isole, note anche come Isole Cianee, all’ingresso del Ponto Eusino. Si narrava che queste isole si scontrassero continuamente fra loro (da qui il nome), costituendo così un pericolo per i marinai.
⛰ Il parallelismo tra la mitologia ed i nostri personaggi dell’Ulisse di Joyce si può semplificare con l’azione in sè e con la sua metafora: l’ERRARE per la città, il vagabondare del pensiero e dello spazio, il seguire un percorso apparentemente casuale e caotico, che in realtà svela una sua perfetta logica. .
Joyce, maestro dell’inganno, ci consegna un episodio diviso in 18 sottoparti ( stesso numero degli episodi di tutto il libro ) ed un epilogo corale.
Ogni spezzone è indipendente dall’altro, ogni interludio rappresenta una parte della mappa, tutti si incrociano, ma si sfiorano senza toccarsi…
Ma dove siamo rimasti?
Sono le h 15 di una splendida giornata , precisamente il giovedì 16 Giugno 1904.
.🇨🇮 Percorriamo le strade di Dublino assieme ad una cinquantina di personaggi. .
Lo stile è lineare, fluido, si riescono a distinguere i vari momenti di sincronizzazione tra i personaggi… tutto è liquido come il fiume Liffey… tutto scorre senza barriere, tutto è istinto intellettivo, come libere sinapsi .
Con il padre gesuita Conmee percorriamo a piedi ed in tram un tratto della Dublino da assaporare e con l’arrogante viceré, governatore d’Irlanda, le strade si affrontano in vettura, per osservare con il giusto distacco la quotidianità dei sudditi.
Incrociamo le sorelle di Stephen Dedalus, che ritornano dal banco dei pegni a mani vuote.
Incontriamo Stephen che parla con il suo ex insegnante di italiano Almidano Artifoni. ❣️Alle 15 e 15 incominciamo a seguire Boylan che si reca al suo appuntamento galante con Molly.
Vediamo Bloom che si attarda oziosamente a passare in rivista i libri della biblioteca circolante, soffermandosi sul Capolavoro di Aristotele ed I racconti del ghetto .
OGNI PICCOLA PARTE COMPONE UN PEZZO DEL PUZZLE
La strada, i palazzi, le botteghe sono importanti tanto quanto le
persone che le percorrono, ogni piccolo elemento di questa scena corale è
lo specchio del Romanzo.
.
Questo Episodio si vive, si guarda, si respira con i polmoni del Popolo irlandese .
Vi aspetto la prossima settimana con la musica di Joyce 😉
Nono Episodio dell’Ulisse di Joyce: Scilla e Cariddi
Buon giorno Readers !!
Eccoci di nuovo in compagnia di Stephen Dedalus, in un Nono Episodio spumeggiante, all’insegna del dialogo, del dibattito e del confronto, ambientato nell’illustre luogo del sapere irlandese: la National Library of Ireland.
Sono le H 14
Sia Bloom che Stephen sono diretti alla Biblioteca Nazionale d’Irlanda, dove si dipana tutto l’episodio
Personaggi: Stephen Dedalus, Leopold Bloom, il bibliotecario Thomas Lyster capo quacchero, un letterato di nome W.C.Magee noto con lo pseudonimo di John Eglinton, un altro bibliotecario di nome Mr Richard Best ( il cui cognome favorirà un gioco di parole che allude al second best bed di Shakespeare ), il poeta George Russel, noto come A.E., infine appare Malachi Mulligan.
Scilla e Cariddi
Due enormi mostri marini erano agli opposti dello Stretto di Messina e Odisseo doveva scegliere se cadere nel vortice di Cariddi oppure sfidare le voraci teste di Scilla.
Nel titolo di questo Nono Episodio si può intravedere il Tema centrale che si focalizzerà sull’ Opposto, la Scelta, il Contrappunto.
Queste sono le pagine che in assoluto ho sottolineato di più!
Ho evidenziato pensieri, ho provato ammirazione per tutte le opere citate e quelle intuite, mi sono stupita ed ho provato una profonda gratitudine per ciò che considero un Capolavoro Letterario.
La retorica
Un’arte raffinata, un’espressione del talento intellettivo dell’oratore, che mette in campo tutta la sua Cultura per difendere la sua tesi.
– Tutte queste questioni sono puramente accademiche, oracoleggiò Russell dalla sua ombra. Voglio dire se Amleto sia Shakespeare o Giacomo I o Essex. Discussioni di reverendi sulla storicità di Gesù. L’arte deve rivelarci idee, essenze spirituali senza forma. La domanda suprema circa un’opera d’arte è da quali profondità spirituali essa scaturisca.
Stephen Dedalus discute con fervore ed entusiasmo il problema della paternità.
Le argomentazioni di Stephena a difesa della sua tesi, secondo la quale Shakespeare nell’opera si identifica con il defunto re di Danimarca padre di Amleto e non con quest’ultimo, sono condotte attraverso richiami letterari che dimostrano una conoscenza approfondita delle opere shakespeariane.
I letterati presenti in Biblioteca non condividono la stessa idea di Stephen Dedalus, scatenando così un fervido dibattito oratorio, declinato in tutte le forme della retorica conosciuta.
L’avvelenamento e la bestia con due dorsi che ne fu la causa, lo spettro del re Amleto certo non poteva conoscerli se non fosse stato dotato di conoscenza dal suo creatore.
Stephen
Was du verlachst wirst du noch dienen
Ciò che deridi oggi, un giorno ne sarai servo.
Citazione di un proverbio tedesco, particolarmente appropriato nel dibattito che ha luogo nella biblioteca.
Profondamente internazionale, Joyce intervalla la narrazione con frasi e citazioni prese in prestito dalla storia letteraria di altri Paesi.
Frasi belle
Questo libro è costellato da frasi la cui valenza emotiva e filosofica è pregnante e lascia un solco nel cammino della lettura.
Ogni vita è una moltitudine di giorni un giorno dopo l’altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli, adulterini. Ma sempre incontrando noi stessi.
Semplicemente sublime
Stephen Dedalus e la Paternità
– Un padre, disse Stephen, lottando contro lo scoramento, è un male necessario.
Stephen nel Nono episodio dell’Ulisse
La paternità in quanto generazione cosciente, è sconosciuta all’uomo. È uno stato mistico, una successione apostolica, dall’unico generatore all’unico generato. Su quel mistero e non sulla madonna che lo scaltro intelletto italiano ha gettato in pasto alle genti d’Europa è fondata la Chiesa e fondata irremovibilmente in quanto è fondata, come il mondo, macro e microcosmo, sul vuoto.
stephen e l’idea di padre
La paternità è una finzione legale.
Le ossessioni di Stephen, i rimorsi di coscienza nei confronti della madre morta, i fantasmi del passato che gli ricordano un difficile rapporto con il padre, tutto si confonde con gli spettri delle opere di Shakespeare, per creare quel fantastico stordimento intellettuale, che incanta e seduce.
Per ricordarci cinicamente che…
È un’era di esausto puttanesimo che brancola verso il suo Dio
Stephen Dedalus
Con questo Nono Episodio siamo arrivati al giro di Boa, esattamente a metà Magnum Opus, non solo letterariamente, ma anche nella sua accezione alchemica, come itinerario di trasformazione della materia prima grezza, in pietra filosofale.
Il viaggio con il nostro Ulisse continua con l’episodio dedicato ai Lotofagi, che vede Leopold Bloom passeggiare per le strade della città di Dublino, perso nei suoi pensieri.
H 10 del mattino
Per le strade a sud di Liffey, passando per il negozio Oriental Tea Company, l’ufficio postale e la farmacia Sweny di Piazza Lincoln
Protagonisti: Leopold Bloom, M’Coy un conoscente la cui moglie canta, come Molly e Bantam Lyons che scommetterà sul cavallo inconsapevolmente suggerito da Bloom
Lo stile narrativo di questo episodio segue il flusso di pensieri di Bloom, che mescola immagini reali e sensazioni, ponendole sullo stesso piano.
Lotofagi: chi sono?
I Lotofagi ( letteralmente mangiatori di loto ) sono un popolo mitologico presente nell’Odissea.
Questo popolo accolse Odisseo ed i suoi compagni dando loro da mangiare il frutto del loto, che aveva la proprietà di far perdere la memoria e di trascinarli nell’oblio.
L’oblio, la pigra sensualità, la perdita della rude consapevolezza, sono i temi dominanti di questo episodio, che intravediamo tra le pieghe delle parole.
Il fascino dell’Oriente
L’Estremo Oriente. Bel posticino deve essere: giardino del mondo, grandi foglie pigre da galleggiarci sopra, cactus, prati fioriti, liane serpentine le chiamano. Chi sa se è proprio così. Quei singalesi che oziano al sole, in dolce far niente. Non alzano un dito tutto il giorno. Dormono sei mesi su dodici. Troppo caldo per arrabbiarsi. Influsso del clima. Letargo. Fiori dell’ozio.
Leopold Bloom
Questo piccolo estratto ci porta nei meandri della mente di Bloom, ponendo lo sguardo sulla sottile sensualità che sarà presente per tutto il tempo narrativo.
L’attenzione del nostro protagonista riesce a catturare piccoli momenti di dolcezza erotica. Basta il profumo di una miscela di Thè orientale, una calza intravista, il tocco di una lettera tanto attesa e la fantasia trova uno spazio tutto suo.
Guarda! Guarda! Barbaglio di seta ricche calze bianche. Guarda!
Un pesante tranvai scampanellando si frappose.
Perduta.
Leopold Bloom 5° episodio
📨 La lettera di Martha
Leopold Bloom si reca nell’ufficio postale e ritira la lettera intestata a Henry Flower.
Scopriamo così che il nostro Leopold ( Bloom = Flower ) intrattiene una corrispondenza segreta con una certa signorina Martha, donna dai pensieri semplici e dalla penna sgrammaticata.
Divertente sarà l’approccio goffo ed impacciato che Leopold Bloom avrà nel leggere la lettera, ulteriore esempio di sentimenti repressi ed avviliti.
Durante le varie commissioni, Bloom incontra M’Coy, personaggio che incontreremo anche più in là nella narrazione e con cui parlerà della moglie Molly e della tournée che le è stata proposta e del funerale di Dignam che si terrà alle H.11.
Il piano temporale, nella lettura dell’Ulisse di Joyce, è spesso subordinato ai ricordi di un passato vivido e penetrante.
Il presente, con il suo pigro incedere, si mescola con un passato ricco di perdite importanti per i protagonisti.
La malattia fatale della madre di Stephen, il suicidio del padre di Bloom e la morte del figlioletto Rudy, si intrecciano con il funerale dell’amico Dignam, creando un dialogo osmotico tra vivi e morti.
Leopold Bloom in chiesa
Mentre scorrono piccoliframe intellettivi, i passi di Leopold Bloom ci portano nella Chiesa di Ognissanti ed il flusso di coscienza, acutamente sarcastico, ci dona la visione religiosa di Bloom.
Il prete passava davanti a loro, mormorando, tenendo il coso in mano. Si fermava davanti a ognuna, tirava fuori un’ostia, ne scuoteva una goccia o due ( le tengono nell’acqua? ) e gliela metteva per benino in bocca. Cappello e testa sprofondavano. Poi la successiva: una vecchietta.Il prete si curvò per mettergliela in bocca, seguitando a borbottare. Latino. La successiva. Chiudi gli occhi e apri la bocca. Cosa? Corpus. Corpo. Cadavere. Buona idea il latino. Per prima cosa l’imbambola.
[…] C’è dietro una grande trovata, il sentimento che il regno di Dio è dentro di voi. Prime comunioni. Abracadabra un soldino al pezzo.
Leopold Bloom e la chiesa cattolica
I freddi rituali e le inconguenze delle pratiche religiose trovano in Bloom un asettico interpretatore.
Ebreo di nascita, ma non osservante, cresciuto in un ambiente cattolico, ma non praticante, con una gentile mentalità laica.
Trasversale quanto basta per porsi al di sopra delle parti e farci sorridere delle sue mille ironiche osservazioni.
Devono essere gente con la testa sulle spalle quei signori di Roma: dirigono tutto lo spettacolo. E non rastrellano anche i quattrini?
Profumo di limone
Uscendo dalla chiesa Leopold Bloom si reca in Farmacia – Il farmacista voltò una pagina dopo l’altra. Odore di sabbia e di seccume sembra che abbia…. Ricerca della pietra filosofale. Gli alchimisti – per ordinare la lozione per la moglie e comprare quella saponetta al limone che porterà con sè per tutto il giorno.
Il profumo di agrumi, le visioni di un Oriente misterioso, lascivo, l’eco del significato dei fiori, attinente al cognome di Leopold, l’oblio avvolgente del fiore di loto e la lettera adultera; tutto l’ordito di questa trama, così ben calibrata, ci porta ad immergerci nella tinozza del bagno con Poldy ed a spogliarci di una realtà troppo concreta ed avvilente.
La danza dei malintesi
Giornale sotto l’ascella e sapone dalla fresca fascetta nella sinistra, Leopold Bloom incontra Bantam Lyons e il dialogo che ne consegue è carico di spassosi equivoci.
Il 16 Giugno del 1904 si svolgerà la corsa dei cavalli nella Ascot Gold Cup. Il lettore non può sapere il tranello che Joyce piazzerà proprio all’interno di questo dialogo, a meno che non sia un fanatico di corse storiche di cavalli o abbia in mano il testo originale.
L’inganno risiede nei nomi dei Cavalli in gara.
Maximum II : francese e vincitore dell’anno precedente
Zinfandel I : il favorito
Sceptre : prescelto dal redattore sportivo Lenehan
Throwaway : un outsider
Sapendo che il termine throwaway in inglese significa Buttalovia, riusciamo a comprendere l’equivoco e l’inconsapevole soffiata che Bloom, ignaro di tutto ciò, farà a Bantam Lyons.
Alla fine di questo episodio troviamo Bloom immerso in un agrumato bagno ristoratore, pronto, poi, per andare al funerale di Dignam.
Queste briciole di curiosità vi aiuteranno a comprendere un po’ meglio
le vicende che seguiranno, rendendo più divertente questo nostro viaggio
insieme a Joyce.
#divertirsiconJoyce si può
Vi aspetto la prossima settimana con il Sesto Episodio!